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Intervento militare in Libia: lettera aperta ai deputati ed ai senatori

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Fonte: “France-Irak Actualité

 

Signor/a deputato/a,

Signor senatore/Signora senatrice,

 

Avendo soggiornato una settimana a Tripoli dall’8 al 14 giugno scorso, nell’ambito di un reportage sulla situazione in Libia per la rivista “Afrique Asie” (1), credo sia mio dovere testimoniare ciò che lì ho visto e sentito, e comunicarvi delle informazioni che non sono state riportate dai media francesi.

 

Tengo a sottolineare da subito, che questa lettera non è un’arringa per il colonnello Gheddafi o il suo regime. Penso, come molti francesi, che l’avvenire della Libia sia una libera scelta del popolo libico, che il conflitto debba essere risolto con la negoziazione, senza ingerenze né francesi né straniere. Inoltre, bisogna constatare che l’intervento “umanitario” della Francia e della NATO in Libia, che dovrebbe proteggere la popolazione in virtù della risoluzione 1973 dell’ONU, provoca la morte di centinaia di civili. Proseguire in questa ingerenza negli affari libici è pericoloso per la stabilità nel Mediterraneo.

 

Sono arrivato a Tripoli l’8 giugno, a seguito del più importante bombardamento che ha vissuto la città dopo l’inizio della guerra: 60 attacchi che hanno causato la morte di 31 civili e numerosi feriti. Ho saputo che questa operazione non era stata lanciata soltanto per distruggere dei siti militari, ma perché il 7 giugno è… il giorno del compleanno del colonnello Gheddafi.

 

La Francia di Sarkozy contro quella del Generale de Gaulle

 

E’ vero che molti libici facevano la fila ai posti di frontiera per rifugiarsi in Tunisia, ma non ho visto particolare agitazione o spiegamento di poliziotti al mio arrivo a Tripoli.

 

Le informazioni secondo cui i libici vivrebbero chiusi in casa per paura della repressione delle forze del regime, sono false. Di fronte al mare, delle famiglie passeggiano. Nelle terrazze dei caffè, si fuma il narghilè. Le discussioni si fermano non appena si avverte il ronzio degli aerei – volano a 5000 metri d’altitudine. Gli sguardi tentano di scorgerli, invano. E’ un Rafale francese o un Tornado britannico? Qualche secondo più tardi, una bomba esplode in lontananza, poi un’altra. Tutti si chiedono dove sono caduti i missili. Alcuni telefonano alla famiglia, poi rassicurati, riprendono la conversazione. Non ho constatato nessuna scena di panico, ma soltanto collera da parte di chi mi chiedeva chi fossi e perché mi trovassi lì. Essi non ce l’avevano con “la Francia del generale de Gaulle“, ma con quella di Nicolas Sarkozy – e di Bernard Henri Lévy – all’origine di questa guerra e delle sue conseguenze mortali per la popolazione civile.

 

Più di un migliaio di civili uccisi

 

L’intervento militare in Libia – un terzo degli attacchi è effettuato da aerei francesi – non ha nulla di “umanitario“. Il bombardamento di un paese straniero, quale che sia, è un atto di guerra. Più di un migliaio di civili è stato ucciso, tre volte di più sono gravemente feriti. D’altra parte, in maggior numero moriranno di cancro negli anni a seguire, poiché le testate dei missili e i loro alettoni sono di uranio impoverito. A Tripoli, dei manifesti definiscono Nicolas Sarkozy… un “assassino di bambini“.

 

Ho visitato un ospedale e visto dei civili – e soprattutto dei bambini – feriti dalle “bombe intelligenti” della NATO. Ho fatto qualche domanda ad una ragazzina di 12 anni, traumatizzata dal rumore del missile che ha distrutto la sede del Comitato anti-corruzione, situato vicino casa sua. Suo padre, avvilito, mi ha raccontato che la figlia non era riuscita a sopportare le ultime esplosioni. Terrorizzata dal massiccio bombardamento del 7 giugno, aveva inghiottito delle medicine prescritte a sua madre. Malgrado una lavanda gastrica, le sue membra inferiori sono paralizzate.

 

Ero stato nel suo quartiere all’alba e avevo visto i i danni causati ai due immobili distrutti e alle loro vicinanze. Il custode delle rovine del Comitato anti-corruzione e gli abitanti delle vicinanze mi hanno detto che il lancio dei missili aveva lo scopo di ridurre in cenere i documenti di un certo numero di membri del CNT di Bengazi, implicati in alcuni scandali.

 

Denuncia davanti alla Corte Penale Internazionale

 

Gli avvocati Roland Dumas, vecchio ministro francese degli Affari esteri, e Jacques Vergés sono andati a Tripoli, a fine maggio, per incontrare le famiglie di vittime dei bombardamenti. Una denuncia sarà depositata alla Corte Penale Internazionale contro Nicolas Sarkozy per ” crimini contro l’umanità“. Altre denunce sono state sporte a Parigi e a Bruxelles da parte di Aicha Kadhafi contro Sarkozy, Gerard Longuet – attuale ministro della Difesa – e la NATO, per la morte di sua figlia Moustoura – una neonata di 4 mesi – durante il bombardamento della casa della famiglia del colonnello Gheddafi. Uccisi quello stesso giorno anche: uno dei figli del colonnello e tre dei suoi nipoti. L’attacco è attribuito ad un Rafale francese. Il leader libico aveva lasciato il suo domicilio, con sua moglie, una mezz’ora prima. La NATO applicava la fatwa dello sceicco estremista Yusuf al-Qardaoui, predicatore di Al- Jazeera, che chiedeva di assassinare Gheddafi?

 

Dirottare i voti dal Fronte Nazionale

 

Nel 2008, Nicolas Sarkozy dichiarò che le casse dello Stato erano vuote… In seguito, la situazione economica della Francia si è deteriorata, ma questo non le ha impedito di lanciarsi in una guerra, che credeva essere lampo, contro la Libia. Per lui si trattava di dimostrare ad alcuni elettori di Marine Le Pen che la Francia era ancora capace di “stroncare l’Arabia”. L’idea era di Patrick Buisson, vecchio direttore del Minute, suo consigliere incaricato di dirottare voti dal Fronte Nazionale. Bernard Henry Lévy, ha poi fatto la parte del piccolo telegrafista, tra i ribelli di Bengazi e l’Eliseo, e mobilitato le reti pro-israeliane a favore del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT). Questo organismo di circostanza, senza reale rappresentanza, non sopravvisse che grazie alla NATO.

Infine, Claude Guéant, ministro dell’interno, ha affondato il coltello nella piaga paragonando…. l’appello lanciato da Sarkozy ai membri dell’ONU ad una crociata… E’ l’uso di questo termine, con una forte connotazione storico-religiosa – usato da George W. Bush e Osama Bin Laden – che permette al leader libico di definire i suoi aggressori come dei nuovi crociati.

 

Costo della guerra: fattura salata per i contribuenti

 

Nel febbraio 2011, il CNT ha dato a Gheddafi… 72 ore e poi una settimana per lasciare il potere. Cinque mesi più tardi, è ancora lì. La coalizione è l’alleata di Al-Qaida in Cirenaica e l’avvenire della Libia è sempre più incerto. Il 21 giugno, Gérard Longuet, ministro della Difesa, ha stimato il costo aggiuntivo dei primi tre mesi di bombardamenti aerei in 100 milioni di euro. L’operazione Harmattan – nome in codice dell’intervento francese – costerà poco più di un milione di euro al giorno. Certo, la guerra contro la Libia è una buona operazione pubblicitaria per Dassault e i fabbricanti d’armi, ma per i contribuenti francesi – ai quali nessuno ha chiesto la loro opinione – la fattura è salata. Un’ora di volo del Rafale o del Mirage ha un costo tra i 10.000 e i 13.000 euro, il costo di un nuovo missile Scalp tra i 500.000 e gli 800.000 euro.

 

Far tornare la Libia all’era pre-industriale?

 

La Libia era il paese più sviluppato d’Africa secondo l’Indice di sviluppo umano (IDH) creato dal Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (PNUD). L’IDH tiene conto del PIB per abitante, il livello d’educazione e di aspettativa di vita degli abitanti. In un rapporto del 2011, l’FMI lodava la buona gestione del paese, incoraggiando il colonnello Gheddafi a “continuare a migliorare l’economia”. Centinaia di migliaia di Africani che lavoravano nei cantieri libici sono oggi ammassati in Tunisia ed in Egitto, con la sola speranza di arrivare all’isola italiana di Lampedusa. Chi può rimproverarglielo, visto che la Francia e la NATO sono all’origine della loro disperazione?

L’aggressione di cui è vittima la Libia ha come scopo di farla “ritornare all’era pre-industriale”, per riprendere le minacce pronunciate da James Baker, segretario di Stato americano, nel 1989, a Tarek Aziz prima dello scoppio della prima guerra del Golfo? Il generale Wesley Clark, vecchio comandante in capo della NATO, ha rivelato, nel 2007, che la Libia figurava, dopo 10 anni, su una lista dei paesi da invadere che ha consultato in un ufficio del Pentagono(4). In parte è stato fatto con l’aiuto della Francia.

 

In guerra con false informazioni

 

Una missione indipendente, composta tra gli altri da Yves Bonnet, vecchio direttore della DST, si è recata a maggio a Bengazi e a Tripoli. Essa afferma che la Francia è entrata in guerra con false informazioni. Prima di dibattere dell’intervento francese in Parlamento (2) voi dovete assolutamente leggere il rapporto che ha pubblicato. Ci sono domande che meritano di essere fatte sull’origine delle informazioni e della battaglia mediatica riguardo l’intervento in Libia. Queste informazioni, da fonti incontrollate che non sono mai state confermate, come si sarebbe dovuto, per paura di terreni contraddittori. Come si sono potuti prendere dei soldi con dei reportage tendenziosi della rete televisiva Al-Jazeera, il cui proprietario – l’emiro del Qatar, cugino di uno dei principali capi di tribù della Cirenaica – ha un conto da regolare con il colonnello Gheddafi? Come è possibile che il sollevamento armato si sia prodotto quando stavano per essere annunciate delle riforme democratiche, soprattutto la redazione di una nuova costituzione e delle elezioni? Nicolas Sarkozy ha misurato i pericoli che un’alleanza con Al-Qaidae le organizzazioni che gli sono vicine in Cirenaica – faranno pesare sulla Libia e i suoi vicini? Le armi sofisticate di cui dispongono gli jihadisti oggi minacciano le due rive del Mediterraneo e l’Africa sub-sahariana.

 

Avete detto complotto?

 

Secondo il quotidiano italiano di destra “Libero“, appartenente al gruppo editoriale Berlusconi, il presidente Sarkozy avrebbe preparato il rovesciamento del colonnello Gheddafi dal mese di ottobre 2010, insieme al vecchio capo di protocollo di quest’ultimo, rifugiato politico in Francia. A metà novembre, una missione economica francese si è riunita a Bengazi, con degli agenti speciali travestiti da uomini d’affari, per prendere contatto con degli oppositori. A fine novembre, si è tenuta una riunione a Parigi, all’hotel Concorde Lafayette, con libici venuti da Bengazi, per mettere mano a ciò che è a ben ragione definito un complotto. Secondo la rivista araba Al-Kifah al-Arabi, armi sono poi state introdotte clandestinamente in un porto libico. Migliaia di bandiere del vecchio regime reale libico, di tutte le forme, sono apparse improvvisamente in Cirenaica, dall’inizio della sollevazione, ricordando le “rivoluzioni arancioni” innescate dal miliardario Georges Soros.

E’ un caso che un’esercitazione militare franco-britannica di grande ampiezza, fosse pronto ad attaccare “Southland”, un paese afflitto da un “regime dittatoriale” situato a sud del Mediterraneo? Data dell’operazione: tra il 21 e il 25 marzo 2011… Per aggredire – davvero – la Libia, non mancava che la copertura diplomatica, ovvero una risoluzione dell’ONU e una coalizione che comprenda “i nostri buoni vecchi amici arabi“.

 

Signor/a deputato/a,

 

Signor senatore/Signora senatrice,

 

Al di là delle denunce deposte contro Nicolas Sarkozy, è la Francia che è insozzata. Anche i principi dell’autodeterminazione dei popoli, della non ingerenza negli affari degli altri stati, sono stati cancellati con un cenno della mano.

Nell’aprile 2011, il 66% dei francesi era favorevole all’intervento militare francese in Libia (5) perchè gli era stata presentato come un’operazione umanitaria. Il parlamento non era stato consultato. Oggi, meglio informati grazie ad internet, i francesi sono al 51% contrari a questa guerra ingiusta ed inetta (6). Vi saranno grati, il 12 luglio, se metterete fine ai massacri dei civili libici, alla dilapidazione dei denari pubblici e alla strumentalizzazione dell’esercito francese per fare ri-eleggere il Presidente della Repubblica.

 

La guerra contro la Libia non serve solo al petrolio, ma prefigura – anche se non viene mai detto – delle nuove avventure coloniali. La recente consegna di armamenti da guerra francesi ai ribelli berberi di Djebel Nefoussa, a sud di Tripoli, ha delle ripercussioni in Algeria (Kabylie) e in Marocco (Rif). Dopo la Libia e la Siria, la Francia e la NATO vogliono destabilizzare e dividere i paesi del Maghreb?

 

 

Renne, 7 luglio 2011

 

 

(1) Nella Tripoli martoriata, di Gilles Munier (Afrique Asie- luglio 2011)

http://www.afrique-asie.fr/

 

(2) Libia: un avvenire incerto (maggio 2011)

Rapporto della missione organizzata in Libia per l’iniziativa del Centro internazionale di ricerca e di studi sul terrorismo e di aiuto alle vittime del terrorismo (CIRET-AVT) e del Centro francese di Ricerca sul di informazione (CF2R), e con l’appoggio del Forum per la pace nel Mediterraneo. I suoi membri si sono riuniti tutti a Tripoli e nella tripolitania (dal 31 marzo al 6 aprile 2011), poi a Bengazi e nella Cirenaica (dal 19 al 25 aprile2011)

 

http://www.cf2r.org/images/stories/news/201106/rapport-libye.pdf

 

(3) Sito ufficiale dell’operazione “Southern Mistrai”.

http://www.southern-mistral.cdaoa.fr/

 

(4) Intervista del generale Wesley Clark

http://www.youtube.com/watch?v=d2169sRHNAs

 

(5) Sondaggio: il 66% dei francesi favorevoli all’intervento in Libia (aprile 2011)

http://tempsreel.nouvelobs.com/actualite/monde/20110401.FAP7158/sondage-66-des-francais-favorables-a-l-intervention-en-libye.html

 

(6) Sondaggio esclusivo: il 51% dei francesi disapprova la guerra in Libia (luglio 2011)

 

http://www.humanite.fr/01_07_2011-sondage-exclusif-51-des-fran%C3%A7ais-d%C3%A9sapprouvent-la-guerre-en-libye-475564

 

 

Traduzione di Valentina Bonvini

 

 

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